Se dovessimo dare una definizione di “emozioni” immagino che ciascuno di noi si riferirebbe agli stati d’animo provocati da un evento che stimola o ha stimolato il nostro sistema percettivo sensoriale.
Le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita, possono aiutarci a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi nelle sfide quotidiane, familiari, lavorative o sportive. Possono diventare il motore della crescita personale, possono favorire i nostri successi, ma possono in qualche caso anche metterci i bastoni tra le ruote e diventare un vero e proprio ostacolo insormontabile.
In qualità di psicologo e psicoterapeuta a contatto quotidianamente con le tematiche emotive, riscontro sempre più persone che faticano ad accettare alcuni loro stati emotivi, riconoscendoli come estranei o invasivi. L’articolo di oggi mira a far conoscere meglio la tematica relativa alle emozioni e soprattutto a metterla in relazione con la capacità di raggiungere i nostri obiettivi personali e di crescita.
Per dare una definizione di emozioni dobbiamo prendere in esame le diverse teorie che le definiscono. Dal punto di vista biologico le emozioni possono essere definite come il processo bio-genetico che attraverso circuiti fisiologici e neuronali distingue e determina impressioni, suggestioni, turbamenti, stati d’animo emotivi.
Secondo la prospettiva costruzionista le emozioni si definiscono in base al contesto e alla cornice di riferimento, dunque a seconda della situazione e dei momenti che la persona si trova a vivere. In questa ottica le emozioni si possono considerare come degli stati d’animo mutevoli, di attivazione fisiologica, che si innescano in funzione degli stimoli che la persona subisce nei vari momenti della giornata e più in generale della vita.
Una terza prospettiva vede le emozioni in un’ottica maggiormente cognitiva, e dunque come una valutazione che la persona fa degli eventi a seconda dell’importanza che vi attribuisce ed in base ai propri scopi e ai bisogni personali.
Un aspetto comune alle diverse teorie sulle emozioni è quello di essere caratterizzate da diverse componenti: biologiche, situazionali e di valutazione del contesto. Le varie teorie mettono in risalto gli aspetti relativi alle sensazioni affettive, alle diverse variazioni fisiologiche compresi i cambiamenti a livello espressivo, sia facciale che della voce e della postura.
Conoscere cosa sono le emozioni ci permette di capire meglio il funzionamento di quest’ultime in relazione agli obiettivi che ci prefiggiamo nella vita di tutti i giorni.
Le emozioni con la loro valenza affettiva ed energia di attivazione sono delle potenti alleate della nostra motivazione. Nei momenti in cui siamo più “attivati”a livello emotivo possiamo migliorare le nostre capacità di memoria, di ragionamento e decisionali. Quando a livello individuale siamo focalizzati sul compito e riusciamo a vivere una sensazione di piacevolezza nell’eseguirlo, siamo in grado di dare il massimo, di prendere le decisioni migliori e di ottenere il risultato sperato.
Se ad esempio devo svolgere un intervento di fronte ad una platea di persone e mi sento emotivamente affascinato e felice di poter dare il mio contributo, allora riuscirò a salire sul palco con una carica, una determinazione ed un’energia che favoriranno la mia performance. Così come se sono molto arrabbiato per un errore che ho commesso durante il lavoro posso provare ad indirizzare questa energia negativa nella direzione di una maggiore concentrazione, per evitare lo stesso tipo di errore la volta successiva.
Accanto a questa funzionalità delle emozioni dobbiamo tuttavia considerare anche una visione più “disfunzionale”, e di conseguenza negativa, delle emozioni, ovvero quando queste ultime invece di essere una risorsa diventano un limite. Quando ad esempio l’intensità ed il perdurare di un determinato stato emotivo invece di aiutarci a prendere decisioni o ad essere maggiormente concentrati ci porta fuori strada e non ci fa vedere le cose con la necessaria lucidità. Se mi lascio opprimere dalla rabbia per un errore commesso, se non riesco a canalizzarla in energia positiva, il rischio è che l’emozione possa diventare un problema invece che una risorsa preziosa.
Per favorire un sempre migliore funzionamento delle emozioni è necessario cercare di regolarle e gestirle il più possibile, favorendo innanzi tutto la consapevolezza del nostro stato emotivo attraverso l’ascolto interpersonale, ossia favorendo un ascolto differente, cognitivamente più funzionale.
Il dolore, ad esempio, può anche essere “ascoltato”, accettato, invece che negato; in questo modo non ci affranchiamo dalla momentanea sofferenza che lo accompagna ma l’esperienza significativa è quella di aver vissuto il dolore, di averlo metabolizzato e di esserne uscito.
Questo approccio ci aiuta a cambiare il nostro modo di vivere le esperienze, sia dal punto di vita fisiologico che da quello comportamentale, ci fa entrare in un’ottica di maggiore flessibilità, di ascolto di se stessi ed infine dicambiamento.
Categorie: Gestione delle emozioni
Tag: emozioni, Terapia Breve Strategica
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