Mi occupo di cura della dipendenza a Padova, Vicenza, Treviso ormai da quindici anni, in ambiti diversi: dalla prevenzione nelle scuole (coinvolgendo adolescenti e insegnanti), al lavoro in clinica (cura, riabilitazione e reinserimenti di pazienti con dipendenze varie: alcol, sostanze o altro come il gioco d’azzardo). Per promuovere una cultura del benessere e aumentare le conoscenze rispetto alle diverse dipendenze, nel corso del tempo ho promosso e partecipato a diversi progetti sia nel privato che anche in collaborazione con il servizio per le dipendenze.
Attraverso questo articolo, vorrei portare un paio di esempi di terapia sulle dipendenze, per raccontare due diverse tipologie di intervento in questo ambito.
Carlo (nome di fantasia) ha iniziato a fare uso di cocaina in modo sporadico, nelle serate con gli amici, il sabato sera, per approdare poi al crack sempre allo stesso modo: una serata tra amici, solo per provare. Questo però gli ha creato una vera e propria dipendenza: una necessità costante e ossessiva della sostanza, tutto il resto passa in secondo piano (affetti, famiglia, lavoro, …). In breve tempo perde molto peso, ma perde anche percezione di se stesso e del proprio futuro.
Carlo arriva in studio dopo dieci anni di consumo ed un percorso in comunità andato male. Il percorso di terapia, in questo caso, s’incentra sulla gestione delle emozioni del paziente: Carlo sfoga una rabbia particolare nei confronti delle persone che gli stanno vicino, ma è un sentimento che in realtà prova verso se stesso, per la vita che sta conducendo e per l’insoddisfazione che ne consegue. La dipendenza da crack o cocaina modifica il modo di percepire e vivere la realtà, ma il caso di Carlo può aiutare a capire che con la giusta combinazione di motivazione e voglia di rimettersi in discussione è possibile uscire dalla dipendenza. Ad oggi non sta più assumendo crack e a distanza di un anno non si segnalano più ricadute.
Marco (nome di fantasia) ha diciassette anni, da circa tre fuma cannabinoidi. Per poter fumare gratis si è fatto prendere la mano, ed ha iniziato a spacciare, in modo da guadagnarsi qualche soldo da spendere in scarpe e vestiti.
Il consumo di cannabis, ma in generale di ogni sostanza in età adolescenziale, è piuttosto pericoloso: porta ad un’alterazione nella percezione di se, ma conduce anche a vivere le emozioni in modo distorto e alterato, in una fase in cui viverle autenticamente è fondamentale per la crescita del soggetto.
Marco è un ragazzo sveglio: non indentifica bene il problema, ma si rende conto di vivere una serie di difficoltà, in particolare nella relazione con i genitori, e il fumo lo tranquillizza, andando a sopire le emozioni più difficili da gestire, di sofferenza e rabbia.
Il lavoro terapeutico condotto prima singolarmente con il ragazzo, e poi con i famigliari, ha portato ad ottimi risultati: il fumo si è ridotto notevolmente, e poco alla volta si è ristabilita la relazione tra Marco e i genitori. Nella fase dell’adolescenza è importante aiutare i ragazzi a responsabilizzarsi, ma è altrettanto utile accompagnarli e supportarli, in modo da far loro comprendere che la famiglia può essere una risorsa su cui si può fare affidamento.
Categorie: Adolescenza, Dipendenze
Tag: dipendenza da cannabis, dipendenza da cocaina, dipendenze, storie di dipendenza
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