Affronteremo oggi i sintomi della dipendenza da cocaina attraverso la mia esperienza da psicologo con un paio di pazienti che sono rimasti intrappolati in questa forma di assuefazione.
Ricordo ancora il primo colloquio svolto con Daniele (nome di fantasia), il desiderio della sostanza era altissimo. Daniele era stato in qualche modo costretto ad affrontare il colloquio con lo psicologo, i miei tentativi di instaurare un clima di simpatia gli permisero di aprirsi, di essere sincero, di non tentare di minimizzare i suoi problemi. La sostanza era ancora ben presente nella sua realtà, nella sua testa, e il solo parlarne stimolava la voglia di farsi. Il piacere che ne traeva era illusorio tuttavia non riusciva più a fare a meno della coca, ne aveva bisogno durante il giorno per lavorare e a sera per uscire a cena e andare a letto con la fidanzata. La sua dipendenza era totale: fisica e mentale, al momento senza via di scampo; la “luce” fuori dal tunnel appariva ben lontana. Spesso a fine colloquio diventava irritabile e scontroso, era la sostanza a indurre tali sensazioni, ma non era arrabbiato con me. Gli effetti della sostanza erano quelli di fargli intravvedere una realtà in “discesa”, mai in “salita”, senza problemi: una realtà facile e senza apparenti difficoltà.
Come sappiamo bene tutti questa è un’illusione, la cocaina crea realtà fittizie, che non esistono, diventa poi difficile anche solo immaginare di poter tornare alla realtà di tutti i giorni.
Marco (altro nome di fantasia) arriva nel mio studio dopo quasi quindici anni di consumo giornaliero, costante. La cocaina è infima, viscida, ti fa sentire bene per tanto tempo, ti fa stare in piedi quando il tuo corpo ti abbandonerebbe, è una dolce compagna che non dice mai di no.
Ma dopo tanti anni Marco non ne può più e dice basta. Un malore inaspettato lo ha convinto a tentare di smettere, vorrebbe smettere di consumare, sente di aver toccato il fondo, ha bisogno di tornare a galla. Il craving (profondo desiderio di cocaina) è fortissimo nei primi mesi di terapia. Solo grazie alla nuova motivazione riesco a far leva sulla sua voglia di abbandonare l’amante segreto che da anni lo tiene legato in una relazione infernale.
La cocaina ha lasciato delle ferite emotive molto profonde in Marco. La sofferenza – anestetizzata dal consumo della coca – si presenta ora come un vortice che lo trascina ovunque senza lasciargli pace, la paura diventa dominante e lo assilla. Affrontare lucidamente la realtà è difficile, spesso si insinua la preoccupazione di non essere all’altezza degli altri. Riferisce anche la paura di essere giudicato dalle persone che lo circondano, dagli amici, dalla famiglia.
In entrambi i casi di Daniele e di Marco è stato quindi necessario lavorare sulle emozioni profonde per cominciare a far loro percepire la realtà in maniera sana e non distorta, in modo da cancellare l’autoinganno generato dal consumo di cocaina di poter essere sempre efficienti, perfetti e onnipotenti. Con il tempo Daniele e Marco sono riusciti a costruire un’immagine di sé diversa da quella che la sostanza gli aveva fatto credere, non è stato un percorso semplice né privo di ostacoli ma con il supporto della terapia psicologica la loro volontà alla fine ha prevalso.
La dipendenza da cocaina è difficile da superare perché come negli esempi descritti i suoi effetti si esplicano sia a livello fisico che a livello mentale. Il rischio dell’assuefazione alla coca è estremamente pericoloso perché può indurre una serie di problematiche fisiche, emotive, psicologiche, comportamentali, che sono poi difficili da guarire.
Secondo la mia esperienza solo attraverso un percorso terapeutico che preveda l’intervento in equipe di diversi specialisti (medico, psicologo, assistente sociale, educatore) è veramente possibile curare tale dipendenza e uscirne definitivamente.
Categorie: Dipendenze
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