Tachicardia, aumento della pressione sanguigna,aumento della sudorazione, sudori freddi, tremori (…): sono tutte caratteristiche che indicano una risposta fisiologica alla paura. Alla percezione di un pericolo il nostro corpo si attiva: in particolar modo ad attivarsi è una piccola ghiandola, l’ipofisi, adibita a rilasciare svariati ormoni, tra cui l’adrenalina.
Quello che dobbiamo fare per gestire l’ansia è canalizzare l’adrenalina. Ma come?
Proviamo a percorrere una serie di consigli utili:
Evitare di concentrarsi eccessivamente sui segnali che il nostro corpo ci manda. La tachicardia in certi casi può essere del tutto normale, il punto sta nell’evitare di considerarla come un problema. Se stiamo calciando un rigore, può essere perfettamente normale provare della tachicardia: è legato al desiderio di segnare un gol. Un eccessivo ascolto del battito cardiaco può portarci a sbagliare, ci può distrarre dall’obiettivo e può rendere quello che stiamo facendo più difficile. Questo non significa che la tachicardia debba essere sopravvalutata, ma dobbiamo considerare che la paura si crea innanzitutto dentro la nostra testa, quindi spesso associamo un battito accelerato a qualcosa di allarmante, attribuendone delle valenze negative quando in realtà essa è un segale del tutto normale.
L’idea è di spostare l’attenzione dal proprio corpo a qualcosa di esterno. In momenti critici può essere utile scrivere qualcosa, tieni sempre con te carta e penna e annota alcune informazioni di base: con chi sei, dove sei, cosa sta succedendo e cosa senti. In questo modo ti sarà possibile
“solcare il mare all’insaputa del cielo”
Ovvero, mettere in secondo piano la tachicardia e tutte le manifestazioni fisiologiche dell’ansia, della paura e del panico, sperando il momento senza quasi accorgetene. Concentrati su di un gesto particolare, come tenere il pugno chiuso. Paradossalmente, più ti concentri sul pugno che stai stringendo, più distogli l’attenzione dalle sensazioni negative e dai segnali d’allarme che il tuo corpo ti sta inviando.
Hai smesso di prendere l’ascensore da solo, ma ti sei accorto che se lo fai con qualcuno la paura si allevia fino a non sussistere più? Attenzione perché il messaggio che arriva è duplice: da un lato le persone standoci vicino ci comunicano sostegno e comprensione, dall’altro però ci trasmettono che da soli non ce la possiamo fare. È importante cominciare ad affrontare le proprie paure, senza l’aiuto, il sostegno, l’alibi di qualcuno che ci sta vicino. A tal proposito viene utile paragonare l’aiuto che chiediamo all’ausilio di una stampella: all’inizio per camminare ci sembra essenziale, ma a lungo andare dovremmo imparare a camminare con le nostre gambe. Continuare a usare la stampella è innaturale e continua a farci zoppicare. Alcune nostre richieste di aiuto assomigliano a questa metafora: pensiamo di non poter fare a meno dell’aiuto degli altri, ma al contempo questo ci impedisce di superare le paure che non vogliamo affrontare.
La terapia strategica affronta sin da subito le dinamiche fisiologiche legate all’ansia, cercando di contrastare dapprima i sintomi manifesti, in modo che la persona riesca a debellare innanzitutto gli attacchi di panico. Il passo successivo consiste nel lavorare sull’ansia, in maniera da portare la persona a sentirsi sempre meglio in breve tempo.
Categorie: Ansia e panico
Tag: ansia, Attacchi di Panico, paura, tachicardia, Terapia Breve Strategica
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