Racconto una mia esperienza personale. Sono alla mia prima uscita tecnica del corso di arrampicata su vie ferrate, mi trovo in cima ad una parete di quindici metri d’altezza, devo svolgere un’esercitazione chiamata in termini tecnici “discesa a corda doppia”.
Wikipedia la definisce così:
“La discesa in corda doppia è una tecnica che permette di calarsi lungo pareti
verticali, ad esempio nell’ambito di attività sportive quali l’arrampicata, l’alpinismo e la speleologia, oppure nel corso di operazioni militari o di salvataggio. L’uso di due corde (o di una sola corda doppiata), oltre a garantire un maggiore attrito e quindi un maggior controllo della discesa, consente di recuperare il materiale al termine della manovra.”
La definizione è chiara, fornisce alcune spiegazioni tecniche, e ci aiuta a capire meglio come funziona questa discesa dandoci elementi che ci rassicurano.
Però se torno alla prima immagine, adesso c’è una parete scoscesa sotto i miei piedi e di rassicurante non c’è proprio nulla. Inizio a guardarmi anche intorno per capire come e cosa percepiscono i miei compagni.
Osservo i miei compagni: la metà di loro è apparentemente tranquilla, l’altra metà ha paura, nessuno per ora mostra sintomi di panico. Qualcuno nasconde bene l’attivazione fisiologica che poi si traduce in ansia, altri non vi riescono. Si respira nell’aria tensione: sguardi fissi, espressioni tese e rigide, silenzio che sembra gridare.
Mi posiziono in modo da poter scrutare meglio il salto, inizio a percepire un aumento della pressione sanguigna, il cuore batte e i pensieri iniziano ad attorcigliarsi e a scorrere velocissimi. Sento un leggero tremolio in tutto il corpo, forse il vento ha generato questa sensazione di freddo, oppure ho semplicemente paura. Non sono abituato a questa sensazione, probabilmente l’eccitazione mista al timore di qualcosa di sconosciuto, del salto nel vuoto, mi rende nervoso e non mi fa ragionare con lucidità. E’ come se la ricerca di controllo su me stesso in realtà si trasformasse in una totale perdita di controllo.
Iniziano le prime discese. Una volta effettuati i fondamentali nodi di autobloccaggio che ti permettono di scendere in totale sicurezza, alcuni dei miei compagni iniziano a scendere calandosi lungo la parete. E’ arrivato il momento, sento che i miei sintomi dell’ansia iniziano a ridursi e a ridurre anche l’eccesso di adrenalina.
Non succede la stessa cosa ad uno dei ragazzi di fianco a me, che deve iniziare la calata. Lo vedo teso, si approccia alla parete ancora più rigido, si blocca. Non ne vuole sapere di scendere, vuole essere slegato e tornare a terra. Il movimento contro-intuitivo che si è costretti a mettere in atto non lo rassicura, l’ansia è alle stelle e la sensazione che vive è di panico. L’istruttore intelligentemente inizia a raccontargli alcune storie che apparentemente non hanno senso ma che invece lo distraggono dalle sensazioni primarie del suo corpo. Piano piano riprende il controllo di sé, inizia addirittura a sorridere e con movimenti lenti ma coordinati inizia a scendere con precisione metodica.
E poi sono sceso anch’io. Le sensazioni spiacevoli che il mio corpo mi faceva percepire si sono trasformate in qualcosa di emozionante e piacevole. La concentrazione ai massimi livelli, i pensieri non più confusi ma lucidi e sicuri, il corpo che reagisce perfettamente agli stimoli sensoriali.
L’esperienza è stata illuminante e i passaggi che ho trovato utili ed interessanti sono i seguenti:
I sintomi dell’ansia non ti lasciano in pace e non riesci a gestirli da solo? Contattami per iniziare un percorso di terapia strategica, in breve tempo riuscirai a fronteggiare l’ansia e il panico.
Categorie: Ansia e panico
Tag: ansia, Attacchi di Panico, paura, sintomi ansia, Stress, tachicardia
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