Recentemente ho condotto degli incontri presso alcuni istituti scolastici (scuole medie inferiori) del padovano, sono rimasto piacevolmente colpito dall’interesse mostrato dai ragazzi nei confronti delle dipendenze. In particolare ho notato il discreto numero di domande poste rispetto alle tematiche del cibo, dell’alimentazione in generale e dei disturbi del comportamento alimentare: anoressia e bulimia.
L’attenzione che i ragazzi pongono a ciò che mangiano, le loro inclinazioni in campo alimentare, la ricerca e la scelta di alcuni cibi piuttosto che di altri, le preferenze accordate a cibi sani e salutari, va certamente sottolineata in termini positivi. Tuttavia bisogna porre attenzione, perché dietro ad alcuni di questi comportamenti può nascondersi il rischio di un’eccessiva ricerca di controllo, che a sua volta paradossalmente può generare una condizione di perdita di controllo della situazione. L’eccessiva attenzione nei confronti dell’alimentazione può portare a sviluppare delle problematiche psicologiche, quando il cibo viene utilizzato come strumento di gestione delle emozioni e delle dinamiche intime e personali. L’articolo cercherà di approfondire proprio il circolo vizioso che si instaura nell’anoressia.
Tra i sintomi più evidenti che possiamo ricondurre all’anoressia, vi è la progressiva perdita di peso, che può essere molto pericolosa e condurre addirittura ad esiti fatali. La complessità di tale disturbo deve però essere letta a 360 gradi, considerando anche altri aspetti: psicologici, mentali e familiari.
L’anoressia si struttura iniziando da un processo fisico di dimagrimento:
la persona anoressica (solitamente di sesso femminile), ricerca la perdita di peso per sentirsi “bella”, in modo tale da raggiungere gli standard di bellezza imposti dalla società. L’astinenza da cibo diventa una vera e propria ossessione, una prigione dalla quale la ragazza non riesce più ad uscire. La percezione del proprio corpo si deforma: il “peso forma” da raggiungere non ha più un limite, la persona sarà travolta dalla ricerca angosciosa di perdere peso e giungerà ad acquisire una magrezza eccessiva.
Le emozioni in gioco
L’astinenza da cibo è la principale soluzione disfunzionale che mantiene e complica il problema. L’anoressica utilizza il controllo dell’alimentazione come un vero e proprio strumento per evitare anche qualsiasi altra forma di piacere; il controllo del cibo permette anche un controllo delle emozioni, sia quelle piacevoli che quelle sgradevoli. Questa illusoria percezione porta a costruire una corazza impenetrabile alle emozioni, l’anoressica si nasconde dietro questa armatura in modo da non vivere sensi di colpa e non affrontare la profonda sofferenza che vive internamente. Il piacere e la sofferenza sono entrambe emozioni da cui l’anoressica cerca di scappare, nascondendo in realtà una grande insicurezza ed una paura di fallire.In un prossimo articolo affronteremo le diverse tipologie di anoressia: sacrificante ed astinente. Nel primo caso siamo di fronte ad una problematica che coinvolge l’intera famiglia, nel secondo ad una delle forme più diffuse.
Bibliografia
Nardone G. Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Bur Rizzoli, 2003;
Nardone G., Verbitz T., Milanese R. Le prigioni del cibo. Ponte alle Grazie, 1999.
Foto di Oliviero Toscani
Categorie: Adolescenza, Dipendenze
Tag: anoressia, disturbi del comportamento alimentare, Terapia Breve Strategica
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