L’ansia da prestazione sportiva può manifestarsi in modi molto diversi. In quasi maniera elementare può essere descritta come la difficoltà di gestione delle emozioni in un momento di forte tensione. Gli elementi chiave sono sia quello della performance sportiva in generale, che l’insicurezza nella gestione del momento e dell’attività. Nella mia esperienza di psicologo e psicoterapeuta ho incontrato molti sportivi di diverse discipline. Oggi vi racconterò alcune di queste situazioni per focalizzarci sulle differenze individuali che hanno come conseguenza l’incapacità di esprimersi al meglio durante la prestazione sportiva.
“Dottore non riesco ad esprimermi al meglio nel gesto tecnico!”
M., nome di fantasia, era all’inizio della sua carriera come pallavolista. Il salto era quello dal mondo giovanile alla prima squadra. Un momento chiave nella sua carriera di atleta, il primo vero e proprio contratto. M. si presenta in studio e richiede il mio aiuto perchè da alcuni mesi non riesce più ad esprimersi al meglio. Dopo importanti successi nella rappresentativa regionale e nella squadra giovanile di club, in prima squadra non riesce più a ripetersi al massimo del suo livello. Anzi addirittura inizia a regredire in alcune delle sue specialità tecniche. Analizzando bene la situazione emerge un processo di pensiero ossessivo. Come se si concentrasse così tanto da non riuscire più a pensare in maniera realmente focalizzata. I pensieri si accavallano, si confondono, se pensa che sbaglierà la schiacciata, così accade. L’ansia cresce, non riesce a smettere di pensare in maniera assillante e nel frattempo la sua performance perde di efficacia.
“Inizio ad avvertire sintomi di paura fin dal giorno precedente alla partita, mi sento come pressato, quasi schiacciato dalle responsabilità”.
In questa situazione S., nome di fantasia, sente di avere paura di sbagliare non solo i gesti tecnici ma anche rispetto alle consegne del mister. Percepisce la paura sia prima che durante l’incontro. Scende in campo e affronta il match cercando comunque di esprimersi al meglio, ma capisce di non performare come dovrebbe e che fisicamente potrebbe dare molto di più. La mente condiziona la sua prestazione, e soprattutto lo condiziona sia nei giorni precedenti che anche in quelli successivi alla gara. La paura nasce subdolamente, aumenta, rimane e non va via. Vorrebbe potersi esprimere al meglio ma non riesce a gestire la sensazione e l’ansia di non essere all’altezza durante la partita.
“Quando sto scalando a volte mi prende una paura così intensa che quasi quasi penso di smettere”.
R. si allena regolarmente, in palestra e con uscite in falesia ogni fine settimana. Eppure non basta. Ha iniziato ad avere paura, a vivere il momento dell’arrampicata come un peso. Si sente in contraddizione con se stessa. Da una parte vorrebbe andare tutti i giorni in montagna, trovarsi in mezzo alla natura, fare quello che le piace di più. Dall’altro lato si sente impaurita, i pensieri si accavallano su se stessi, la confondono, fanno nascere un senso di incertezza al punto che in parete chiede spesso di farsi calare a terra. E’ bloccata quando arrampica come seconda, non può neanche pensare di salire da prima. Descrive questa sensazione come un mix di pensieri e preoccupazioni a livello psico-fisico. Una situazione terribile che non le consente di svolgere la sua attività fisica preferita con piacere, le sembra di vivere in un incubo.
In tutte le situazioni sopra descritte, lavorando con i singoli pazienti e mettendo in atto le tecniche pratiche tipiche della Terapia Breve Strategica, è stato possibile superare l’ansia da prestazione sportiva e tutte le paure ad essa collegate. L’approccio psicologico ha favorito una distensione fisica e mentale, con conseguente miglioramento dei gesti tecnici e della performance in generale. Al centro dell’intervento si pone un concetto apparentemente illogico, ossia favorire una accettazione delle sensazioni negative, perchè la paura affrontata con decisione e fermezza si trasforma in qualcosa di innocuo e non più spaventoso.Il ruolo del pensiero è un ruolo chiave; solo gestendo i pensieri, senza reprimerli ma ascoltandoli diversamente, è stato possibile superare l’ansia. L’ansia da prestazione sportiva in questo modo può nuovamente diventare risorsa preziosa per la performance individuale.
Categorie: Ansia e panico, Psicologia dello Sport
Tag: ansia, Ansia da prestazione, coaching sportivo, coaching strategico, paura, sport, Terapia Breve Strategica
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