Quando i pensieri si trasformano in ossessioni possono accadere molte cose nella nostra mente. In questi anni di lavoro terapeutico ho seguito moltissimi pazienti che attraverso un processo di attivazione inconscia di pensieri ricorrenti, iniziano a soffrire moltissimo a livello emotivo. Nell’articolo di oggi approfondiremo le tematiche legate al pensiero, a come si sviluppa nella nostra mente un pensiero ossessivo, e affronteremo anche un caso reale di ossessione.
Rispondere a questa domanda significa esplorare in maniera profonda la mente umana. Durante la nostra giornata la mente è in grado di processare un numero elevato di pensieri, in relazione sia alle nostre abitudini personali, alla nostra individualità, al carattere, alle situazioni in cui ci veniamo a trovare, alle cose da fare, etc. Secondo calcoli piuttosto precisi idealmente potremmo arrivare anche ad una cifra di circa 60.000 pensieri al giorno. Forse un numero così alto di riflessioni può sembrare al limite del possibile, tuttavia credo che in tutte quelle situazioni in cui un pensiero si trasforma in ossessione questa cifra possa davvero avvicinarsi alla realtà.
Partendo dal presupposto che pensare di non pensare sia impossibile, dobbiamo iniziare a ragionare su come pensare meglio. I pensieri diventano ossessioni quando occupano ogni spazio della nostra mente, quando si impongono contro la nostra volontà, si fissano su paure, preoccupazioni, angosce o altre cause di squilibrio, non consentendoci di vivere una condizione di serenità, anzi, mantenendoci inesorabilmente all’interno di un circolo vizioso.
S. è una ragazza che si è appena laureata e sta approcciando il mondo del lavoro. Arriva nel mio studio perchè si sente in grande difficoltà a livello psicologico. Alcune esperienze del suo passato le girano ossessivamente in testa, non si sente sicura di riuscire ad inserirsi pienamente nel mondo del lavoro. Una situazione personale, una esperienza negativa vissuta in passato le aveva creato momenti di difficoltà, per fortuna durati poco tempo. Adesso invece, complice anche una recente opportunità di lavoro, è stata nuovamente assalita da un rimuginio continuo. Ha paura che questi eventi accaduti nel suo passato possano essere scoperti dai nuovi colleghi e sebbene razionalmente capisca bene di non aver fatto nulla di male, tuttavia nella sua testa la paura si è fatta assillante.
La grande paura di S. è oggi quella di essere scoperta e giudicata negativamente dai colleghi di lavoro. Il dubbio nella sua mente è divenuto talmente assillante da non consentirle di rimanere concentrata sul “qui ed ora”. Vive nel terrore di essere scoperta per eventi del passato in cui ritiene di essersi comportata in maniera poco seria con alcune persone a lei vicine. L’idea che questi comportamenti potrebbero essere scoperti, e di conseguenza condizionare l’opinione dei colleghi nei suoi confronti, la pongono in un profondo stato di disagio psicologico.
“Solamente quando sono impegnata in una qualche attività sento meno il peso dei pensieri ossessivi. Quando sto con gli amici, parlo, rido, e non penso a nulla. Ma non appena torno sola non riesco a togliermi dalla testa che qualche mio comportamento passato possa farmi rischiare il fallimento della vita futura”.
S. è in evidente difficoltà, la gestione delle sue preoccupazioni le sembra qualcosa di impossibile. Le suggerisco di iniziare ad osservare con distacco questi pensieri, cercando di vederli come se lei fosse in una posizione esterna, neutrale. Una sorta di ascolto dei pensieri in maniera distaccata. Pensare di non pensare è praticamente impossibile, per tale motivo è fondamentale accettare i pensieri, provando però a gestirli. Capire che tutto sommato non sono così drammatici ci aiuta a ridimensionarli e a riprendere il controllo della nostra stessa mente. I pensieri sono come un temporale, se noi li alimentiamo rischiano di creare una vera e propria alluvione. Se invece riusciamo ad arginarli, favorendo una nuova modalità di lettura del pensiero, scopriremo di sentirci più leggeri e in grado di gestire anche i momenti che viviamo come negativi.
Nei prossimi articoli del blog affronteremo nuovamente le tematiche relative alla gestione del pensiero ossessivo, occupandoci di casi e storie di successo in terapia. Il caso di S. racconta di un profondo lavoro su se stessa, avviato attraverso la gestione razionale di alcuni suoi lati emotivi e della sua ossessione ricorrente. Oggi S. si sente ben inserita nel nuovo lavoro e, sebbene in alcune situazioni incontri ancora qualche piccola difficoltà, riesce a gestire ottimamente i propri pensieri.
Categorie: Ansia e panico
Tag: ansia, panico, pensieri ossessivi
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