L’anoressia astinente è un disordine del comportamento alimentare molto diffuso, e tra le forme specifiche di anoressia nervosa è in assoluto il più frequente. L’anoressia astinente è caratterizzata essenzialmente da due fattori: il ruolo del cibo e la difficoltà di gestione delle emozioni.
In un precedente articolo ho descritto le caratteristiche fondamentali di un’altra forma specifica di anoressia nervosa: l’anoressica sacrificante.
“I sintomi dell’anoressia nervosa e l’anoressica sacrificante”
L’anoressica astinente si caratterizza da un controllo nell’assunzione del cibo, funzionale a creare delle forme di difesa da ogni tipo di stimolo emotivo. Smettere di mangiare può divenire uno strumento di protezione,un rifugio nel quale sentirsi a proprio agio in un temperamento di grande sensibilità. L’appetito viene sostituito da un notevole rigore, da un mantenersi constantemente attivi nel lavoro come nello studio, in modo da evitare, a livello emotivo, le sensazioni negative. Tale atteggiamento nasconde un’insicurezza e una paura di sbagliare.
La modalità di partenza con la quale l’anoressica affronta la sua vita e le sue emozioni è il controllo e l’astinenza dal cibo. Il digiuno è una strategia di base che permette di tenere lontano ogni piacere, che viene vissuto come minaccioso e pericoloso. In un primo momento il digiuno viene vissuto positivamente, si sente una rinnovata energia e si ha più voglia di fare, un’euforia nuova e positiva. In seguito però si vive una vera e propria ossessione nei confronti del cibo, che diventa pervasiva, andando ad occupare tutti i pensieri di una ragazza interessata da questo tipo di anoresia. La principale preoccupazione è quella di poter perdere il controllo nel mangiare, determinando una maggiore limitazione nell’assunzione di cibo.Questa paura crea un circolo vizioso, una prigione dalla quale l’anoressica non riesce più ad uscire. Spesso anche la famiglia tenta di perseguire delle soluzioni che, invece di essere funzionali, portano a peggiorare la situazione. Tra queste modalità vi è l’insistenza nel preparare i cibi per la ragazza, controllare le quantità di cibo mangiate durante i pasti, parlare costantemente di cibo e alimentazione. Il seguente aforisma descrive in maniera chiara tale dinamica relazionale:
“la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”
Con l’intento di aiutare la propria figlia, si crea paradossalmente una situazione di maggiore tensione e controllo, in cui la ragazza si chiude ancora di più in un’astinenza dal cibo e da ogni forma di piacere.
L’astinenza dal cibo aiuta l’anoressica a prendere le distanze dalle proprie emozioni. La paura di trovarsi sopraffatta dalle proprie emozioni la porta a rifiutarle, attraverso un controllo del proprio peso corporeo, andando così a sedare la propria sensibilità, sino ad anestetizzarla. L’astinenza dal cibo dunque si estende a tutto quello che riguarda gli stimoli piacevoli. Questa modalità di gestione della realtà, una metaforica “armatura”, diventa impenetrabile e permette di non sentire alcun tipo di sensazione, ma si trasforma in una prigione inespugnabile.
La terapia breve strategica
L’intervento strategico breve si pone come obiettivo primario quello di creare una relazione di fiducia nei confronti della ragazza e della famiglia, in modo tale da sbloccare in breve tempo la patologia anoressica e poi lavorare su soluzioni funzionali. La terapia breve strategica, ha un’efficacia pari all’83% dei casi, utilizza protocolli d’intervento che usano strategie efficaci nel breve periodo ma in grado anche di favorire dei cambiamenti anche nel lungo termine. In uno dei prossimi articoli approfondiremo alcune strategie specifiche efficaci per superare le difficoltà alimentari.
Categorie: Dipendenze, Disturbi Alimentari
Tag: anoressia
Torna al blog