Bulimia come uscirne? Spesso moltissime persone ritengono che la cosa più adeguata per risolvere questa problematica sia la dieta. Nello specifico: un regime rigido, con pesi chiari e ben definiti e con rigorose modalità di assunzione. Senza momenti di tentennamento, mantenendo sempre la rotta e controllando ogni quantità di cibo. Purtroppo questa modalità, per chi soffre di problematiche alimentari (non solo bulimiche) non funziona così facilmente. Nell’articolo di oggi vedremo alcuni aspetti mentali specifici della bulimia.
“Sono più di venti anni che sono a dieta, riesco a perdere fino ad otto chili in tempi brevi ma poi nel giro di pochi mesi li riprendo tutti”.
Molte persone si trovano in questa condizione e non riescono ad uscire dal circolo vizioso. La soluzione giusta sembra sempre essere quella della dieta. Arrivano i primi risultati in termini di riduzione del peso corporeo e si continua a mangiare seguendo le indicazioni. Perdere i successivi chili è più faticoso, tuttavia mantenendo un rigido controllo degli alimenti, si riesce ad ottenere il risultato sperato. A questo punto la fase più complessa diventa il mantenimento. Bisogna continuare a fare sacrifici. Sorgono le prime difficoltà psicologiche, si deroga una prima volta, poi pian piano si tende a ripetere l’eccezione ed il rischio di perdere il controllo aumenta. E’ questa la fase più delicata, in cui di solito gli ottimi risultati raggiunti si perdono e si entra in una spirale di assunzione incontrollata di cibo, con conseguente rientro nel regime alimentare pre-dieta.
Questa modalità di approccio nei confronti dell’alimentazione diventa rischiosa, soprattutto se ripetuta nel tempo. Con il passare del tempo si allenta il controllo alimentare e si crea un circolo vizioso logorante che non permette di intravvedere soluzioni, anzi si vive una condizione di continua frustrazione e pesantezza.
“Poi ho anche iniziato a vomitare. Avevo voglia di concedermi qualcosa di dolce, ma poi perdevo il controllo. Per riparare a questo comportamento ho iniziato a indurmi il vomito”.
Apparentemente mangiare senza freni per poi vomitare può sembrare un’ottima soluzione. Consente di lasciarsi andare e concedersi quello che più piace a livello alimentare, riparando subito dopo con l’espulsione forzata del cibo. Tuttavia questo comportamento – clinicamente noto come “vomiting” – innesca un ulteriore circolo vizioso. Mangiare e vomitare crea ancora più sensi di colpa della sola abbuffata.
Riuscire a trovare soluzioni a fronte di “circoli viziosi” così ben strutturati, sembra a tutta prima impossibile. Dal mio punto di vista un importante punto di partenza è il benessere psicologico. Le emozioni che la persona vive sono sensazioni di grandissima sofferenza e rabbia. Un mix che porta a vivere con difficoltà anche le relazioni con i famigliari, gli amici e tutte quelle situazioni di interazione sociale.
“Non so cosa mangiare quando sono in mensa al lavoro. Ho paura a mangiare le stesse pietanze dei miei colleghi, però non voglio neanche evitare i pasti e nascondermi”.
Una difficoltà che molti si trovano quotidianamente ad affrontare. Cercare di favorire un benessere psicologico significa prendere in mano il lato emotivo. Ma non solo! Anche le dinamiche alimentari devono essere affrontate, lavorando sul mangiare in maniera diversa, evitando il controllo rigido e basandosi paradossalmente sul piacere del cibo.
Categorie: Disturbi Alimentari
Tag: bulimia, dieta, disturbi alimentari, disturbi del comportamento alimentare, vomiting
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