Che cos’è la Dismorfofobia? L’espressione completa recita: «disturbo da dismorfismo corporeo», ma comunemente si utilizza l’espressione Dismorfofobia per descrivere «un’eccessiva preoccupazione per un difetto fisico, che può essere completamente immaginario oppure, se reale, di modesta entità ma vissuto in modo sproporzionato». Il termine deriva dal greco antico unendo «dis –morphé» (forma distorta) e «phobos» (paura). La Dismorfofobia è quindi la modalità con la quale si percepisce l’immagine distorta di se stessi e delle proprie imperfezioni fisiche (come ad es. vedersi grassi pur essendo normopeso). Nell’articolo di oggi approfondiremo la Dismorfofobia, ponendo l’accento sia sulla sintomatologia avvertita dal soggetto sia sulle modalità per iniziare ad uscire da questa problematica.
Secondo il DSM-5, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, la diagnosi si basa su quattro criteri:
La Dismorfofobia è piuttosto comune; ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha vissuto un momento di difficoltà nella percezione del proprio corpo. Spesso dal punto di vista psicologico, si generano “complessi” che influenzano anche il nostro personale modo di vivere l’autostima.
M. (nome di fantasia), durante la terapia racconta di passare molte ore al giorno davanti allo specchio. E’ preoccupata che gli altri la osservino, che siano attenti ai suoi difetti. Si confronta costantemente con l’aspetto fisico delle persone che conosce e che frequenta, ritenendosi esteticamente inadeguata. Cosmetici e abiti coprenti vengono spesso utilizzati per nascondere presunti difetti, mentre il disagio sociale si amplifica nel ricevere commenti o riferimenti al proprio aspetto fisico. Troppo spesso l’interazione con altre persone la porta a vivere momenti di disagio, la paura del giudizio rende i momenti di socialità particolarmente difficili.
Le persone affette da Dismorfofobia sono spesso preoccupate in modo eccessivo e “ossessivo” di qualsiasi parte del proprio corpo. I difetti più intollerabili riguardano di solito dettagli della testa e del corpo: il naso, la pelle del viso, i capelli (spesso non abbastanza folti). Anche l’addome, il sedere, le cosce, le gambe, le braccia e i piedi possono essere considerati problematici. Purtroppo un controllo eccessivo ci fa “perdere il controllo” e non ci permette di vivere il nostro corpo con serenità.
La Dismorfofobia può essere superata. Il primo passo consiste nel riconoscere il problema di percezione della propria immagine e decidere di affrontare un percorso di cura. Uno dei suggerimenti più efficaci in questi casi consiste nell’aiutare la persona ad ascoltare se stessa, a guardarsi con occhi diversi. Una strategia che utilizzo nei miei percorsi è il check corporeo: la persona è volontariamente portata ad osservare il proprio corpo per tre volte al giorno per almeno 15 minuti. Guardarsi sia “fuori” – cioè esteticamente – che “dentro” cioè come immagine psicologica che si ha di sé, un esercizio che aiuta a togliere le lenti deformanti attraverso le quali la persona guarda se stessa. Questa ovviamente è solo una delle strategie che vengono utilizzate; la valutazione in terapia della situazione specifica della persona porta a costruire un percorso terapeutico più efficace ed efficiente perchè adattato su misura al caso in esame.
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Categorie: Disturbi Alimentari
Tag: dismorfofobia, disturbi alimentari, disturbi del comportamento alimentare
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