Che cos’è l’ansia scolastica? E soprattutto a cosa può portare? Ho deciso di parlare di ansia scolastica in quanto da molti anni seguo studenti sia di scuola superiore che universitari. I livelli di gravità dell’ansia sono sempre differenti, ma hanno un comune denominatore: quello di inficiare la qualità dello studio e di intervenire negativamente sulla vita dei ragazzi. Attraverso l’esempio riportato in questo articolo racconterò la sintomatologia ansiosa che vivono i giovani e le conseguenze che tale situazione può creare nella loro vita e in quella delle loro famiglie.
S. (iniziale di fantasia) ha sedici anni e da circa un mese non riesce più ad andare a scuola. La madre è molto preoccupata e mi contatta per chiedere aiuto. Riferisce che la figlia non riesce ad uscire di casa per andare a scuola, piange spesso e si chiude quasi ogni giorno nella propria stanza. La paura delle verifiche sembra bloccarla, ma si trova a disagio anche per le normali lezioni. In realtà il paradosso è che le verifiche vengono anche superate, ma malgrado ciò la sensazione di paura di perdere il controllo e di non sentirsi all’altezza rende la situazione scolastica invivibile. La paura è diventata bloccante e ha attivato anche il timore del giudizio degli altri, che giorno dopo giorno cresce a dismisura.
La situazione è molto peggiorata in quanto S. non è neanche più riuscita a praticare il basket, per il quale ha una grande passione. L’idea di provare analoghe sensazioni sgradevoli, la paura del giudizio degli altri e quindi il timore di non riuscire più a fornire prestazioni sportive di livello, hanno portato ad un lento distacco dagli allenamenti. Anche le uscite con gli amici si sono molto ridotte; S. preferisce non cadere in situazioni di disagio. La preoccupazione è anche quella di avere reazioni emotive esagerate che potrebbero mettere a disagio anche gli amici. Simili decisioni sono tipiche in casi come questo e si definiscono di “evitamento”, quando cioè si tende ad evitare una situazione di cui si ha paura, immaginando così di risolvere il problema. In realtà il problema persiste e si ripresenterà puntualmente alla prossima occasione. La paura che prova S. risulta così sempre più bloccante al punto da renderle la vita difficile e invalidante.
Ovviamente anche la famiglia si trova in grossa difficoltà. I genitori non sanno come muoversi e come relazionarsi nei confronti della figlia. Temono che un atteggiamento troppo rigido possa portare ad una maggiore chiusura. Però anche troppa apertura potrebbe non essere utile e potrebbe addirittura rischiare di favorire i comportamenti disfunzionali. La difficoltà sta proprio nel cercare di mantenere un sistema di regole condiviso, usando tuttavia una flessibilità relazionale. Il momento di difficoltà deve portare i genitori ad aumentare il dialogo, ponendosi come punto chiave e riferimento per la figlia.
Il percorso di terapia iniziato con S. ha posto sin da subito in primo piano la riduzione della sintomatologia invalidante della ragazza. L’età è estremamente delicata. Si vivono emozioni molto forti, non solo ansia, ma anche sofferenza, tristezza e rabbia. Un mix emotivo che crea confusione e può portare a sentirsi smarriti e a non sapere come comportarsi. Parallelamente anche l’intervento sulla famiglia è stato fondamentale, soprattutto per aiutare i genitori ad essere efficaci nella relazione con S.. In queste situazioni molto spesso la famiglia, cercando di essere d’aiuto alla figlia, raccoglie soltanto freddezza e disapprovazione. Le adeguate modalità di ascolto, la comunicazione e le giuste condizioni relazionali possono essere regole veramente importanti di supporto per gli adolescenti. In questo caso il lavoro congiunto sulla famiglia, sulle necessità e sulle emozioni della ragazza, ha avuto un successo terapeutico importante.
Categorie: Adolescenza, Ansia e panico
Tag: adolescenti, ansia, Ansia da prestazione, ansia scolastica, famiglia
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