Come vincere la paura di cadere in arrampicata? Questo è il tema principale dell’intervista che ho condotto con Oliunid Italia, sito e-commerce specializzato in attrezzatura da arrampicata. Di seguito l’intervista integrale.
L’argomento arrampicata e paura di cadere, di farsi male, di non essere all’altezza delle nostre aspettative è sempre molto “carico” di esperienze personali dalle mille sfaccettature, dubbi e tanta voglia di ricevere consigli su come “andare oltre”. Un paio di settimane fa eravamo già entrati nel vivo del discorso con il Dott. Guido D’Acuti che, oltre ad essere un arrampicatore, è psicologo e psicoterapeuta con una vasta esperienza a proposito di ansia e paura. Dopo le domande aperte sul nostro canale Instagram, dove abbiamo ricevuto tantissime richieste su come superare nella pratica una paura che porta a rimanere bloccati, ci siamo però resi conto che era comunque il caso di andare ancora a più fondo.
Come sempre grazie a voi per la possibilità di poter diffondere alcuni concetti psicologici, fondamentali per la disciplina dell’arrampicata. Un caro amico arrampicatore sostiene che la mente ha un ruolo fondamentale in questo sport. Ed io condivido appieno. Sono esperto di paura patologica, da circa dieci anni tratto questo tipo di disturbo psicologico. In effetti più che “filoni” li definirei differenti tipi di sensazioni, comunque associate alla paura. In un caso si tratta di paura di perdere il controllo, mentre nell’altro di paura di morire. Sono queste le due sensazioni principali che possono essere associate al panico e alla forte ansia. La ricerca ossessiva di controllo, legata ad esempio ai nodi o ad un eccessivo “check” dei materiali, può paradossalmente portarci a perdere il controllo e a generare stati di ansia e tensione. Non voglio dire che non dobbiamo eseguire check scrupolosi, dico invece che dobbiamo farlo diventare un momento di “gestione” di queste situazioni. E’ la percezione che fa la differenza, le modalità con le quali affrontiamo questi momenti. La paura di cadere, invece, può sia essere legata alla paura in senso lato (stiamo volando e non è qualcosa di normale e naturale, sebbene la corda ci metta in totale sicurezza) oppure alla paura di morire. Una paura, come già descritta in precedenza nella nostra intervista, irrazionale. In quanto se siamo correttamente in sicurezza non può succederci nulla, al massimo prendere un colpo oppure una contusione. Lasciarsi prendere e farsi travolgere da queste sensazioni irrazionali (perdere il controllo o paura di morire) rischia di determinare un nostro fallimento. Trasformare questa paura in una risorsa è essenziale, in quanto può portarci oltre noi stessi.
La routine è fondamentale. L’importante è che non si trasformi in “ossessione”. L’ossessione è un bisogno di controllo che si esplica anche attraverso forme rituali e ripetitive. Ovviamente prima di iniziare un tiro è importantissimo eseguire tutti i controlli del caso. Tuttavia una delle grandi problematiche nel mondo dello sport e anche dell’arrampicata, è che spesso il controllo si trasforma in fissazione ossessiva. Eseguire ripetutamente rituali preventivi frena la nostra mente e ci porta a vivere circoli viziosi particolarmente inibitori. Il problema non è tanto il controllo in sé quanto la ripetizione, ovvero la compulsione. Ripetere più volte diventa “il” problema, il dubbio può persistere e la nostra prestazione rischia di risentirne. Spesso consiglio di eseguire un unico “controllo perfetto”, ovvero un solo controllo ma fatto veramente bene, in maniera decisamente scrupolosa ed attenta.
Anch’io ovviamente qualche volta ho paura, ma non mi faccio travolgere. Respiro profondamente, mi calo in maniera rapida dentro quelle sensazioni senza lasciare che prendano il sopravvento, pulisco la mente e affronto la parete. Provo mentalmente il gesto e metto in conto di volare. Poi quando inizio ad arrampicare il corpo reagisce e proseguo. Se volo (e talvolta mi capita) sfogo l’adrenalina. L’immagine paradossale è quella di “aggiungere legna per spegnere il fuoco”. Più noi aggiungiamo legna e più (paradossalmente) il fuoco si spegne, perché non trova più ossigeno. La stessa cosa succede con la paura, più mi calo dentro la paura, anche in pochissimi secondi, e più la stessa svanisce. Ovviamente nei miei percorsi di terapia vi è un preciso training che consente di imparare come gestire la paura nei momenti di maggiore difficoltà.
Vorrei consigliare di concentrare i pensieri in cinque minuti prima di iniziare il tiro. Prima di salire, mentre ci stiamo preparando, indossando le scarpette e facendo il nodo, proviamo a cercare volontariamente quei pensieri che di solito ci arrivano in maniera inattesa. Non voglio dirvi cosa potrebbe succedere, provate a farlo e scrivetemi in privato!
La paura di non essere all’altezza e quella del giudizio degli altri è un problema presente in ogni situazione di “valutazione”. La migliore o peggiore performance in arrampicata può dipendere da tantissimi fattori, tuttavia quando ci sono altre persone intorno a noi potremmo anche sentirci a disagio. Come descritto anche in precedenza, la paura di non essere all’altezza può diventare limitante. Mi piace consigliare di “sbagliare, sbagliare, e ancora sbagliare” solo in questo modo si può crescere, nell’arrampicata così come nella vita!
Categorie: Ansia e panico, Psicologia dello Sport
Tag: arrampicata, performance, sport
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