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Cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare?

30 Giugno 2022

Cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare? I disturbi del comportamento alimentare sono ormai un problema riconosciuto che affligge da anni i giovani e i non più giovani, con prevalenza dei casi – quasi il 90% – nell’ambito dell’universo femminile. La pandemia ha ulteriormente aggravato il fenomeno, che arriva oggi a coinvolgere anche ragazzi sotto i 14 anni. La didattica a distanza e le regole di lockdown hanno imposto un regime privo di scambi sociali con i coetanei e privo di attività sportive. Come risultato, i ragazzi si sono chiusi in se stessi e nei soggetti con bassa autostima la necessità di controllare l’ansia ha spesso indotto un comportamento alimentare tanto rigido quanto errato.

 

Cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare?

Il senso di fragilità interiore e la sensazione di impotenza nei confronti della realtà esterna sono alla base dei comportamenti anomali, che vanno dal rifiuto perentorio del cibo alle abbuffate nervose, agli episodi di vomito controllato. Anoressia, Bulimia, Binge eating, Vomiting: queste sono le forme prevalenti in cui si presenta oggi il fenomeno delle patologie alimentari. Problematiche che hanno fatto aumentare vertiginosamente le richieste di supporto psicologico, e molto spesso anche quelle di intervento sanitario. 

Cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare? L’anoressia

Il problema dei disturbi alimentari non è di facile soluzione. Esiste però un regola aurea che riguarda il ruolo della famiglia. E’ infatti essenziale che i genitori siano attenti a cogliere fin dall’inizio i sintomi di cambiamento nel regime dietetico dei propri figli. Se parliamo di Anoressia, nella maggior parte dei casi i sintomi sono facilmente equivocabili con un bisogno di rimettersi in forma. A tavola il soggetto anoressico diventa estremamente attento alle dosi, alle calorie, divide il cibo in piccole porzioni e si comporta in maniera meno partecipativa. La sua attenzione si focalizza sull’aspetto fisico, il pensiero si fa assillante, l’umore tende all’irritabilità e alla tristezza. La riduzione di peso corporeo diventa l’obiettivo primario, la ricerca della magrezza una vera e propria ossessione.

Cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare? La Bulimia

Nel caso della Bulimia, invece, il soggetto avverte il bisogno incontrollabile di mangiare in maniera smodata, di abbuffarsi di cibo per sentirsi bene, per sentirsi realizzato. L’alimentazione diviene sregolata perché nel caso del bulimico l’abbuffata costituisce una forma di vero e proprio piacere fisico. In maniera analoga all’anoressia, la bulimia costituisce un serio problema sia fisico che psicologico, i cui effetti negativi non devono essere sottostimati.

Cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare?Il binge eating

Senza entrare più di tanto nel merito, si possono citare almeno un altro paio di forme di disturbo alimentare. Il Binge eating (una sorta di evoluzione della Bulimia, nella quale il soggetto alterna periodi di forte controllo alimentare a periodi di scorpacciate) e il Vomiting (nel quale il soggetto alterna le fasi di alimentazione e di restituzione del cibo attraverso il vomito). Senza dimenticare che in molti casi i disturbi del comportamento alimentare sono accompagnati anche dall’assunzione di diuretici per facilitare il controllo della propria dieta, o da forme di autolesionismo (tagli cutanei, bruciature), quando non addirittura da idee suicide.

I social media

Un ruolo non secondario in questo contesto lo giocano anche i social media. Si è andato infatti diffondendo in maniera vertiginosa l’utilizzo di “app” sullo smartphone, dedicate al fitness e al controllo delle calorie. Su internet sono presenti e facilmente reperibili filmati in cui un influencer propone i propri metodi di allenamento. Per le ragazze e i ragazzi diventa quindi semplice confrontarsi ed imitare quelli che troppo facilmente diventano i propri modelli di riferimento. 

Il ruolo della famiglia

Ecco quindi dove, quando e perché diventa fondamentale il ruolo della famiglia. Nel corso degli incontri con i genitori di ragazze/i con disturbi dei comportamenti alimentari, pongo sempre in grande evidenza l’importanza del clima familiare. I genitori devono innanzi tutto essere attenti alle abitudini dei figli: in primis al regime alimentare, come già accennato. Ma vi sono anche altri segnali di cui tener conto. Quando ad esempio ricercano con insistenza approvazione e rassicurazione riguardo al proprio aspetto fisico. Oppure quando subito dopo i pasti spariscono regolarmente e si rifugiano in bagno. I genitori devono accuratamente evitare atteggiamenti di scarso interesse, di disinteresse o addirittura di presa in giro riguardo alla forma e al peso corporeo dei figli. L’importanza del loro contributo è fondamentale per il recupero di soggetti con problematiche di disagio alimentare. 

Il ruolo attivo della famiglia nel percorso di psicoterapia

Nei miei colloqui con i genitori chiarisco che devono innanzi tutto essere pronti a modificare i propri comportamenti nei confronti dei figli, recitando un ruolo attivo e mettendo in atto le azioni concordare con il terapeuta. Soprattutto i genitori non devono darsi troppo facilmente per vinti, i disturbi del comportamento alimentare sono una patologia resistente, non facile da attaccare. Quando non vengono affrontati adeguatamente nella fase iniziale, possono in taluni casi richiedere un trattamento sanitario ospedalizzato. Questo è uno dei motivi per cui diventa essenziale l’intervento dello specialista psicologo nel momento stesso in cui sorgono i primi dubbi in famiglia.

La terapia breve strategica

Nei confronti dei miei pazienti pongo in atto le tecniche di Terapia Breve Strategica. La psicoterapia aiuta nel coinvolgimento del soggetto, la negoziazione di un piano progressivo di azione, che ha come scopo quello di modificare lo schema con il quale egli percepisce il cibo e reagisce al bisogno di alimentarsi. La Terapia Breve Strategica offre una serie di vantaggi non trascurabili. Innanzi tutto è in grado di essere “tagliata su misura” per ogni singolo paziente, nel rispetto della sua unicità. Inoltre il trattamento ha di norma una durata relativamente breve – di solito non superiore agli 8 mesi – ed una rilevante efficacia clinica (statisticamente superiore all’80%) che assicura anche una buona stabilità nel tempo. 

Se sei interessato a ricevere maggiori informazioni contattami al 340 4190915 oppure scrivi a studio@guidodacutipsicologo.it

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Categorie:

Tag: anoressia, binge eating, bulimia, disturbi alimentari, disturbi del comportamento alimentare

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