Disturbi del comportamento alimentare ed arrampicata è il tema dell’ultima intervista che ho svolto con Oliunid Italia, il sito e-commerce specializzato in materiale d’arrampicata, di seguito il testo integrale.
E’ da poco uscito il film documentario Light, che porta sotto i riflettori il tema delicatissimo dell’anoressia tra le arrampicatrici agoniste. Abbiamo chiesto un parere al Dr. Guido D’Acuti. Light è un film documentario di recente pubblicazione che affronta un tema molto delicato: quello dell’anoressia tra le arrampicatrici professioniste. Il film, curato da Caroline Treadway, racconta nello specifico le esperienze di Angie Payne, Emily Harrington e dell’arrampicatore Kai Lightner, portando alla luce alcuni disturbi del comportamento alimentare comuni anche a sportivi non professionisti e a tantissime ragazze in età preadolescenziale ed adolescenziale.
Il Dr. Guido D’Acuti è già stato nostro ospite per parlarci di vari temi relativi alla psicologia dello sport e può confermarsi la persona più adatta per fare chiarezza su alcuni degli aspetti legati al disturbo del comportamento alimentare in arrampicata. Con il suo e-book:
gratuitamente scaricabile dal suo sito, ci introduce infatti al mondo dell’anoressia giovanile: lo prendiamo come spunto per approfondire questo tema dal punto di visto più strettamente “sportivo”.
Benissimo! Ero un po arrugginito ma devo dire che ne avevo davvero bisogno, la roccia fa miracoli per quello che riguarda il benessere psicologico. Grazie mille come sempre per la possibilità di condividere con voi e con i lettori idee di principio, partendo da una prospettiva psicologica.
Credo che il focus debba essere posto non tanto sulla leggerezza fisica quanto su altri aspetti. E’ indubbio che sentirsi leggeri ed in forma può essere d’aiuto, tuttavia è importante puntare su aspetti più rilevanti. La tranquillità psicologica, la tecnica e la performance. Il fisico ha sicuramente un ruolo essenziale, tuttavia la cosa fondamentale è non entrare nel circolo vizioso di dover essere magro a tutti i costi per poter arrampicare. Dobbiamo pensare allo sport e all’arrampicata come ad un momento significativo per la nostra salute ed il nostro benessere. Lo sport deve essere vissuto come un’esperienza che ci fa stare bene, non come un modo per dimagrire, non prendere peso o addirittura perderlo. Se arrampicare, o fare sport in generale, crea difficoltà per quello che riguarda la dinamica alimentare è importante fermarsi a riflettere e lavorare sul modo di trovare nuovamente un equilibrio psicologico.
Sicuramente! Nell’immediato non mangiare porta paradossalmente a sentirsi meglio. La mente è più lucida, la stanchezza non viene percepita, si prova come la sensazione di poter fare qualsiasi cosa. Il problema è ovviamente nel lungo periodo. In primo luogo perchè non si riesce più a riprendere un’alimentazione regolare, e poi perchè gli effetti paradossalmente benefici del non mangiare pian piano non si avvertono più. La fatica a tornare alla normalità è tanta, mentalmente il pensiero spinge in direzione contraria rispetto al mangiare con regolarità, creando sensi di colpa ed emozioni contrastanti.
Il primo passo nel campo dell’alimentazione è quello di lavorare sul piacere. Un piacere a 360 gradi che deve estendersi anche alla dinamica sportiva, così da trasformarsi in “forza”. Il piacere è una dinamica particolare, spesso non connessa con la fatica e la forza. Invece il messaggio che vorrei veicolare è di cercare di vivere e cercare il piacere sia nell’alimentazione che nello sport. In ogni gesto sportivo, anche ad alti livelli, sono la motivazione e la dimensione psicologica del piacere a condurre a grandi risultati.
E’ proprio così: una trappola, che paradossalmente ci costruiamo da soli e dalla quale poi fatichiamo ad uscire. Ci sono degli segnali che consentono di capire quello che sta succedendo, ad esempio a tavola il fatto di masticare molto lentamente, oppure quello di andare subito in bagno dopo aver mangiato,magari per espellere il cibo attraverso il vomito autoindotto. Oppure anche il bere grandi quantità di acqua che fanno sentire pieni ma che non nutrono realmente. Lo sport spesso diventa un modo per perdere le calorie assunte durante i pasti, ma quando l’attività fisica diventa il motivo che spinge a non mangiare rischiamo davvero di trasformare la trappola in qualcosa di impenetrabile. In situazioni come queste il consiglio più sincero è sempre quello di rivolgersi ad uno specialista, per confrontarsi con chi conosce a fondo la problematica e può darci una mano ad iniziare un percorso di cambiamento. Spesso mi succede di ricevere delle telefonate su problematiche di disturbi alimentari e di indirizzare le persone fornendo dei consigli che ritengo preziosi o quanto meno utili. Nel caso aveste un familiare con problematiche alimentari non preoccupatevi nel chiedere consiglio ad uno specialista, la chiamata non ha costo e può rivelarsi significativa per indirizzarvi nella corretta direzione
Essere consapevoli di situazioni così complesse non è semplice. In un primo momento è sicuramente un processo inconsapevole e purtroppo, una volta costruitasi la “trappola”, poi uscirne diventa difficile. All’interno dei miei percorsi di psicoterapia applico un concetto fondamentale, quello di iniziare con l’aumento della consapevolezza del rapporto fra il cibo e le proprie emozioni. E’ l’inizio del viaggio per il cambiamento verso l’equilibrio delle abitudini alimentari.
Grazie a voi e alla prossima intervista! Nel frattempo per chi avesse piacere di contattarmi ecco i miei contatti: 340.41.90.915 oppure via mail a: studio@guidodacutipsicologo.it
Categorie: Disturbi Alimentari
Tag: anoressia, arrampicata, disturbi del comportamento alimentare
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