Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni. In un primo momento è stato classificato tra i disturbi d’ansia, nell’attuale classificazione dei disturbi mentali ha un’entità nosografica autonoma. Le ossessioni sono pensieri, immagini mentali o impulsi che si manifestano ripetutamente nella mente di una persona e che sono percepiti come sgradevoli ed intrusivi. Tali formule mentali diventano un problema per la persona che ne soffre e nel tentativo di controllarle, in realtà le persone ne perdono il controllo, generando una reazione di ansia e di fastidio. Per contrastare tali sensazioni ed emozioni spiacevoli e per ridurre lo stato di disagio generato, vengono messi in atto una serie di comportamenti ripetitivi o di formule mentali: così si generano le compulsioni.
Da piccolo mi piaceva inserire le parole all’interno di un immaginario casellario presente sul pavimento. La pavimentazione della scuola primaria che frequentavo aveva questi grandi quadrati gialli, in cui, durante le lezioni, giocavo ad inserire mentalmente le parole.
Ripetevo questo mio esercizio all’infinito, contando il numero di lettere presenti nelle parole. Non immaginavo neanche che potesse essere un “rituale” mentale, che mi permetteva di stare tranquillo e di sapere sempre il numero esatto delle delle lettere. Fortunatamente crescendo e passando alle scuole medie ho iniziato ad avere chiaro il numero delle lettere di ogni parola, ed inoltre è anche cambiato il pavimento, i miei amati quadratoni erano spariti.
Ognuno di noi sviluppa rituali nel corso della vita. Immaginatevi gli sportivi prima di una gara importante: mettono sempre in atto delle azioni ripetute e precise che li calmano, aiutandoli a creare un clima favorevole prima di entrare in campo. Ho frequentato molti spogliatoi di squadre sportive e ricordo con divertimento i rituali del pre-partita: il modo di allacciarsi le scarpe del mio vicino di panca oppure la scelta scaramantica del posto in spogliatoio: c’era addirittura chi, per cercare di rilassarsi, faceva una doccia prima di giocare
I rituali ed il controllo sono due facce della stessa medaglia che possono diventare molto pericolose nel momento in cui non riusciamo più a fare a meno di ripeterli più volte al giorno.
M. da ormai dieci anni vive una situazione che lei stessa descrive come una “prigione”, qualcosa che sente di aver costruito lei stessa e dalla quale non riesce ad uscire. Tutto è iniziato con una serie di pensieri ripetitivi che non riusciva a rifiutare. Ogni qualvolta rientrava a casa temeva di contaminare i suoi spazi intimi con la sporcizia che portava dall’esterno. I primi tentativi per risolvere le questione erano legati al togliersi le scarpe e i vestiti non appena entrata. Ma dopo poco tempo non bastavano più. M. ha iniziato a mettere in pratica un rituale molto elaborato: ogni volta che rientra a casa, non solo sente il bisogno di levarsi i vestiti, ma anche di farsi una doccia e di pulire in via precauzionale la sala ed il bagno.
Uscendo di casa due o tre volte al giorno questo schema di comportamento ha preso il sopravvento nella sua vita, creandole non pochi problemi e riducendone la qualità.
“Non ne posso più, ma non vedo vie d’uscita a questa situazione”
L’ansia derivante dalla paura di contaminare la casa con la sporcizia proveniente dall’esterno viene apparentemente placata proprio attraverso il rituale preventivo. Tuttavia il ripetersi del rituale determina una situazione ingestibile, che M. non riesce più a sostenere e, pur essendo disposta e motivata a cambiare, fatica a vedere uno spiraglio di luce.
Il controllo che apparentemente sembra ben riuscito attraverso il rituale, determina in realtà una reazione esattamente opposta, cioè la perdita di controllo della situazione, che alla fine diventa insostenibile.
Ti rivedi nella situazione di M.?
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Categorie: Ansia e panico
Tag: ansia, compulsione, disturbo ossessivo compulsivo, ossessioni, paura
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