Una dieta alimentare corretta funziona solamente se il soggetto si concede la giusta dose di piacere nei confronti del cibo. Quanto appena enunciato può sembrare un paradosso, ma quante volte avete iniziato una dieta e poi vi siete accorti che è diventato impossibile seguirla e avete dovuto lasciare spazio nuovamente al cibo, riprendendo i chili persi? Quello che sperimentiamo in questi casi è un insuccesso: la dieta non funziona, anzi peggiora il nostro problema di alimentazione e non ci aiuta a perdere realmente i chili sperati.
Per capire meglio il problema nella sua complessità, affrontiamo oggi alcuni comportamenti disfunzionali, ovvero quei tentativi fallimentari di controllo che possono invece condurre ad una perdita di controllo, preparando addirittura il terreno ad una inversione di tendenza, per esempio ad una abbuffata luculliana.
Il fallimento spesso è strettamente connesso ad un’emozione di disillusione, di tristezza: ci sentiamo sconsolati e facciamo fatica a vedere gli aspetti positivi di quanto accaduto. Non ci sentiamo in grado neppure di fare un’analisi lucida di come è arrivato l’insuccesso e di cosa possiamo fare per ottenere il nostro obiettivo. Quando i tentativi per raggiungere una buona forma fisica attraverso una dieta portano ad un fallimento, spesso una persona reagisce con un moto di vera e propria ribellione nei confronti del sacrificio alimentare, arrivando a mettere in atto un comportamento esattamente contrario. La persona si lascia andare ed inizia a mangiare senza limiti, interrompendo anche l’attività fisica, rinunciando al desiderio di sentirsi“fisicamente bello” e dedicandosi invece al piacere della tavola. In un’ottica psicologica, la reazione all’insuccesso porta ad un sentimento di frustazione che viene compensato con il piacere nei confronti del cibo; in realtà si tratta di una ribellione alla propria incapacità di gestire l’alimentazione in maniera corretta
Di fronte all’idea che stare a dieta sia impossibile, la soluzione che moltipensano di mettere in pratica può essere quella di cercare di consumare più calorie di quante se ne assumono. Se assumo mille calorie al giorno e andando in palestra ne consumo 500, in questo modo dovrei comunque mantenermi in uno stato soddisfacente di forma, se non addirittura dimagrire. Purtroppo all’interno di questa ipotesi non vengono considerati aspetti che non sono connessi al calcolo delle calorie, e i conti infatti non tornano. Fare esercizio fisico in maniera esagerata, ogni giorno, solamente per dimagrire, può essere rischioso per la salute ed inoltre può diventare insostenibile per la persona.
La voglia e l’appetito rischiano di aumentare sia per lo sforzo accumulato che anche come “ricompensa” psicologica per la fatica fisica sostenuta. Si entra in un circolo vizioso in cui più faccio sforzo fisico e più mangio e di conseguenza dovrò aumentare lo sforzo fisico per bruciare quanto mangiato. La demotivazione connessa con la non riuscita del dimagrimento può portare ad un insuccesso e ad un allentamento dei freni inibitori. Come nella situazione precedente, può intervenire una perdita di controllo accompagnata da un susseguirsi di abbuffate e di periodi di restrizione, che in molti casi possono sfociare addirittura nell’anoressia.
Indurre il vomito attraverso le dita della mano può essere reputata una strategia efficace nell’immediato, per poter mangiare senza limiti e gustarsi il cibo senza ingrassare. Purtroppo però questa procedura può trasformarsi in una vera e propria compulsione. Mangiare e vomitare può diventare una patologia compulsiva dalla quale la persona non riesce a liberarsi. In un primo momento si sperimenta una riuscita positiva: la persona riesce a mangiare a sazietà e a gustare il cibo senza problemi di linea; ma alla lunga l’espediente evolve con risultanze negative. Infatti l’organismo, per difendersi in qualche modo dal vomito, trattiene tutto quello che riesce, senza alcuna selezione, con un’assimilazione esasperata, facilitando quindi una sorta di “intossicazione” con evidenti problematiche organiche quali: cellulite, colite, gastrite, etc.
Questa soluzione disfunzionale è tra le più subdole perché in qualche modo stimola psicologicamente sensazioni di grande piacere, legate essenzialmente alla consumazione di un rituale: mangiare-vomitare, che in breve tempo tenderà a trasformarsi in una forma compulsiva grave.
Se vuoi saperne di più sui comportamenti disfunzionali messi in atto nel momento in cui iniziamo una dieta leggi un mio precedente articolo:
“IL PARADOSSO DELLA DIETA. GLI ERRORI CHE RENDONO LE DIETE FALLIMENTARI”
Categorie: Disturbi Alimentari
Tag: dieta, disturbi del comportamento alimentare, Terapia Breve Strategica
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