Il Phenibut (acido beta-phenyl-gamma-amminobutirrico) è un inibitore del sistema nervoso centrale, con effetti ansiolitici e stimolanti, utilizzato nel trattamento di ansia, insonnia e numerose altre patologie. La sostanza venne scoperta in Russia negli anni ’60 ed in funzione delle sue caratteristiche venne prescritta e somministrata ai cosmonauti russi per favorirne la concentrazione nei momenti di stress o di crisi. Pur agendo sulla dimensione ansiosa, il Phenibut non andava a danneggiare le competenze cognitive, determinando comunque una situazione di ottima performance dei cosmonauti. Sempre in Russia negli anni 60 il Phenibut veniva anche prescritto ai bambini con problemi psichiatrici, con funzione di calmante.
La sostanza possiede anche interessanti caratteristiche positive, essendo in grado di aumentare la sensazione di benessere e stimolare la motivazione del soggetto; a dosi elevate può produrre sensazioni di euforia simili a quelle provocate dall’alcool, senza danneggiare le capacità cognitive.
Un farmaco quindi apparentemente utile ed importante, se usato in maniera funzionale per contrastare patologie specifiche.
Peraltro il Phenibut può diventare un vero e proprio problema se assunto in maniera scorretta come “smart drug”.
Siamo soliti utilizzare il termine smart drugs (farmaci intelligenti) per indicare quelle sostanze, naturali oppure sintetizzate, in grado di determinare un importante cambiamento delle capacità cognitive della persona. Tuttavia è importante fare una precisazione: il termine più corretto scientificamente parlando non è quello entrato nell’uso corrente (smart drugs), bensì quello di Nootropi, ovvero sostanze in grado di agire sull’apporto di ossigeno al cervello, stimolandone la funzionalità e le abilità. Il termine deriva dal greco e letteralmente può essere tradotto in “mutare/cambiare la mente”.
Il phenibut potrebbe dunque essere considerato un farmaco particolarmente utile in quanto favorisce un miglioramento dell’apprendimento e della memoria ed aiuta a rafforzare la nostra mente di fronte a particolari situazioni di stress psico-fisico. Inoltre gli effetti collaterali, come la sedazione, sono ridotti a zero.
Il rischio collegato al consumo di Phenibut è quello di creare una forma di dipendenza mentale. Il fatto di migliorare alcune nostre prestazioni mentali – ed in parte anche fisiche- senza soffrire particolari effetti collaterali, può indurre a vivere in maniera difficoltosa la realtà in assenza di assunzione della sostanza. La realtà vissuta sotto effetto del farmaco diventa “distorta”, ovvero non lucida, e per tale motivo la difficoltà diventa quella di proseguire senza l’”aiutino” del farmaco, cioè con le proprie sole risorse.
La storia che voglio raccontarvi oggi è quella di Maura (nome di fantasia) una giovane ragazza neolaureata. La preparazione della tesi è stata per lei un periodo particolarmente stressante, nel corso del quale ha scoperto su internet questo farmaco e ha deciso di provarlo, iniziandone l’assunzione.
L’effetto stimolante non ha tardato a farsi sentire, fin da subito ha avvertito un senso di lucidità mai provato prima, i traguardi della tesi e della laurea sono stati realizzati con facilità, facendo appello all’energia e alle forze cognitive generate dal farmaco.
Il problema si è presentato dopo il conseguimento della laurea, nel momento in cui ha sospeso l’assunzione del Phenibut e ha iniziato a cercare lavoro. Senza l’apporto positivo della sostanza si è sentita persa; la lucidità e le capacità sperimentate sotto il suo effetto erano svanite e Maura ha iniziato a soffrire il peso della dipendenza.
La terapia adottata nel suo caso specifico è stata quella di affrontare primariamente gli aspetti legati alla dipendenza, cercando di aumentare la sua autostima, facendo emergere le risorse che lei stessa è in grado di mettere in campo senza l’uso di sostanze. Maura combatte ancora oggi la sua personale battaglia, ma è conscia di quanto il Phenibut abbia compromesso ed indebolito la sua consapevolezza e le sue personali sicurezze.
Categorie: Dipendenze, Gestione delle emozioni
Tag: dipendenza, dipendenza da droghe, smart drugs, storie di dipendenza
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