La rabbia è una follia momentanea,
quindi controlla questa passione o essa controllerà te.
(Quinto Orazio Flacco)
Definire la rabbia non è impresa complicata: si tratta di un istinto innato che scaturisce dalla necessità naturale di difenderci per sopravvivere nell’ambiente o nella situazione in cui ci troviamo. Trattandosi di un sentimento naturale è comune sia ai bambini che alle persone adulte e a pensarci bene ciascuno di noi ne subisce l’influenza più o meno manifesta. Ogni giorno, infatti, per un motivo o per l’altro, troviamo l’occasione di “arrabbiarci”: in famiglia, a scuola, sul lavoro, in treno, al bar, semplicemente perché qualcuno manifesta opinioni diverse dalle nostre o perché non ci sentiamo capiti o sufficientemente ascoltati. Addirittura a volte riusciamo ad arrabbiarci con noi stessi, per non essere stati in grado di raggiungere un obiettivo o per non essere stati capaci di rispondere a tono a chi ci aveva provocato.
Collera e aggressività
La collera ha bisogno di trovare uno sfogo e spesso si trasforma in aggressività, a volte addirittura in violenza. C’è un confine sottile fra i due concetti. L’aggressività è un impulso spontaneo di difesa, uno stato di eccitazione psicologica che attiva comportamenti reattivi veementi. Quando la discussione con qualcuno si fa accesa può capitare che una parola o un gesto vengano interpretati come una provocazione, una minaccia; in questi casi la rabbia sfocia in una reazione aggressiva di difesa delle nostre idee, delle nostre posizioni.
Capita spesso di osservare una reazione aggressiva nei bambini, quando ad esempio si sentono minacciati nell’amore dei genitori dal sopraggiungere di un fratellino o di una sorellina. L’aggressività tuttavia non è sempre un valore negativo in assoluto. Esiste una aggressività cosiddetta “adattiva”, che attraverso un meccanismo psicologico difensivo e di attacco, consente alla persona di affrontare in modo vigile le condizioni esterne e di adattarsi all’ambiente sociale, a quello professionale, alle relazioni interpersonali ed anche a quelle affettive. La grinta è una classica espressione di aggressività positiva che si esterna nella determinazione a realizzare il proprio obiettivo, come avviene ad esempio nell’ambito dello sport (il cosiddetto spirito agonistico).
La collera può sfociare invece in violenza quando l’aggressività si trasforma in comportamenti che privilegiano l’uso della forza fisica per recare danno ad una persona. Il vocabolario Treccani ne fornisce la descrizione più chiara:
“Con riferimento a persona: la caratteristica, il fatto di essere violento, soprattutto come tendenza abituale a usare la forza fisica in modo brutale o irrazionale, facendo anche ricorso a mezzi di offesa, al fine di imporre la propria volontà e di costringere alla sottomissione, coartando la volontà altrui sia di azione sia di pensiero e di espressione, o anche soltanto come modo incontrollato di sfogare i proprî moti istintivi e passionali”
Per dirla con Gilles Vignerault: “La violenza è una mancanza di vocabolario”.
La rabbia può scatenarsi per le ragioni più varie, in molti casi può venire da lontano. Per esempio può essere collegata ad un trauma psichico o a situazioni di stress generate da un clima familiare inadatto, caratterizzato da carenze affettive e violenze fisiche. In queste situazioni può facilmente svilupparsi una forma di aggressività difensiva che nel tempo può diventare patologica e dar corso ad atteggiamenti violenti. Non è un caso che i bambini provenienti da famiglie violente abbiano la propensione e la probabilità a diventare violenti a loro volta.
La violenza giovanile è anche alla base del bullismo e del cyber bullismo, la sua versione digitale. Il bullismo può essere di natura fisica o di natura psicologica, ma in entrambi i casi esiste una marcata componente di violenza. Le minacce, gli insulti, le maldicenze, le calunnie non sono meno violente delle aggressioni fisiche e sessuali.
La domanda pone delle riflessioni ad ampio raggio che coinvolgono sia la famiglia che la scuola, altro importante momento di sviluppo nella vita di un individuo. Scuola e famiglia hanno il compito non facile di sviluppare e veicolare comportamenti etici, di educazione personale e civile, di solidarietà e di rispetto reciproco. Come già anticipato in un altro articolo (cfr. “Che cos’è il cyberbullismo?”) esistono modalità terapeutiche e momenti per fornire supporto alle famiglie e alla scuola in questa importante funzione educativa. La terapia psicologica può intervenire su sintomi quali la tristezza, l’ansia, l’incomunicabilità, l’isolamento, le difficoltà relazionali, la depressione, la fuga da scuola, contribuendo a recuperare quel clima familiare sereno, così essenziale nelle relazioni genitori – figli.
La Terapia Breve Strategica suggerisce però anche delle modalità di semplice attuazione per aiutarci ad affrontare i nostri momenti di collera nelle relazioni quotidiane con il prossimo o con noi stessi. Un esercizio di facile attuazione e di immediato sollievo è quello di prendere carta e penna e scrivere una lettera al nostro interlocutore, esprimendo tutto il nostro malcontento, la nostra collera, la rabbia, l’insoddisfazione, la delusione, la contrarietà per il suo comportamento, firmando e chiudendo la lettera come se avessimo intenzione di impostarla. Chiaramente questo non avverrà; il solo fatto di avere espresso in forma scritta tutto il nostro disagio, l’avere scaricato in maniera epistolare la nostra rabbia, funzionerà come valvola di sfogo della collera e ne ridurrà l’impatto emotivo contingente.
Per maggiori informazioni o fissare un appuntamento di conoscenza contattami al 340.41.90.915 oppure via mail all’indirizzo: studio@guidodacutipsicologo.it
Categorie: Gestione delle emozioni
Tag: emozioni, gestione della rabbia, Terapia Breve Strategica
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