“Dottore sono un cocainomane” così si è presentato la prima volta Francesco (nome di fantasia). Ha iniziato il consumo di cocaina quando aveva trent’anni, per caso, nello spogliatoio del basket. Alcuni compagni erano soliti farsi qualche riga prima e dopo gli allenamenti. Alla classica pizza post allenamento, oltre ai fiumi di alcol, anche Francesco aveva iniziato a tirare alcuni grammi in compagnia. Rientrava tardi e non riusciva a dormire, ma al mattino non avvertiva postumi negativi e andava al lavoro senza complicazioni.
In una prima fase di consumo la cocaina non si era dimostrata particolarmente “invasiva”, era quasi un passatempo, un momento per “stare fuori”, per spezzare la routine, lo aiutava a non pensare e sentirsi più tranquillo. Tuttavia ad un certo momento il problema si è manifestato ed è andato peggiorando con il passare del tempo.
Il consumo ha iniziato a prendere una piega eccessiva quando dopo il lavoro Francesco, prima di rientrare a casa, preferiva passare da uno spacciatore amico di un suo compagno di squadra. “Compravo un paio di grammi, me li facevo in un paio di sere, a casa dopo cena, la mia compagna non si accorgeva di niente, passavo la nottata in taverna, guardando film o davanti al computer”. Era iniziato un periodo in cui la sola idea del consumo lo tranquillizzava, le sere in cui consumava, erano come una valvola di sfogo, gli permettevano di non pensare a nulla e distaccare dalla monotonia quotidiana.
Nel giro di sei mesi, a fine stagione cestistica, Francesco era diventato completamente dipendente, il consumo si era fatto regolare, ogni giorno, tutte le sere, e la compagna aveva cominciato a sospettare che qualcosa non andasse per il verso giusto.
Dopo ulteriori sei mesi ed un consumo giornaliero F. è sempre più in difficoltà, anche sul lavoro, tanto da rischiare quasi di perdere il posto. Capisce che da solo non può farcela, decide finalmente, ma non senza difficoltà, di uscire allo scoperto e di farsi aiutare. In situazioni come questa la difficoltà principale è quella di essere trasparenti e sinceri.F. per prima cosa si apre con la compagna ma i famigliari spesso faticano a comprendere le difficoltà di chi consuma sostanza, e anche in questo caso la fidanzata ne esce distrutta. Decidono allora di chiedere aiuto ad uno specialista per affrontare nella maniera giustala situazione e trovare una via d’uscita.
In una situazione come quella di Francesco il lavoro terapeutico è stato impostato sin dal primo momento sulla ricerca di una trasparenza totale nei confronti della compagna e del terapeuta. Inoltre è stato di fondamentale importanza lavorare sulla sua motivazione, stimolando la ricerca di una reazione“interna” forte: una ragione che lo possa convincere a non consumare più, una sorta di bussola, che deve sempre presa in mano nei momenti in cui il desiderio di sostanza tenta di prendere il sopravvento e di compromettere la salute psicofisica.
Nel caso specifico di Francesco la motivazione è stata quella di voler ritrovare se stesso, la propria lucidità, la forza diaffrontare la realtà a testa alta e di assumersi la responsabilità di essere un compagno a tutti gli effetti, tornando ad essere la persona partecipativa e presente di prima.
Questo è stato il primo non facile “mattoncino di base” che ha permesso di costruire un percorso di successo, durante il quale F. è riuscito a mantenersi astinente e a credere nell’astinenza da cocaina. Le fasi successive del lavoro di terapia hanno dato i frutti sperati: Francesco ha ritrovato infine la propria lucidità e la propria serenità, lontano dagli stimoli artificiali e passeggeri regalati dal consumo di sostanza.
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Categorie: Dipendenze
Tag: cocaina, cocainomane, dipendenza da cocaina, Terapia Breve Strategica
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