“Sono un cocainomane in quarantena” è così che S. esordisce al telefono alcune settimane fa. Mi ha chiamato per chiedere una consulenza psicologica, il suo problema con la cocaina era diventato troppo invadente. S. lavora come impiegato, è sposato e ha un figlio in giovane età. Nessuno fino ad ora si è accorto della sua problematica di tossicodipendenza, ed invece lui muore dentro ogni giorno.
Si sveglia presto, ancora stordito dal consumo, non capisce neppure se ha veramente dormito oppure se è rimasto sveglio tutta la notte. Consuma cocaina da qualche anno, ma solo nei fine settimana, con gli amici. La moglie è sempre rimasta all’oscuro di tutto, la gestione economica molto accurata gli permetteva di consumare senza dare nell’occhio. Poi nel momento della quarantena la situazione è precipitata. Lo stress del lavoro tra le mura domestiche – la sua azienda è sempre rimasta aperta – e l’impossibilità ad uscire di casa, lo hanno spinto a consumare cocaina in casa. All’inizio era riuscito a nascondersi e a farne uso solamente nelle ore serali, poi la situazione gli è sfuggita di mano, sua moglie lo ha scoperto e da quel momento sono arrivati i problemi.
ha commentato S, che si definisce “un cocainomane non cocainomane”. In realtà lui non ha mai considerato il consumo come un aspetto problematico: il solito giro degli amici il sabato sera, un po’ di mal di testa il giorno dopo, ma nel complesso l’uso era limitato al fine settimana, e non particolarmente eccessivo. Durante la quarantena ha avvertito un desiderio mai provato, una sorta di spinta irrazionale che lo ha portato ad assumere coca tutti i giorni. Emotivamente entra nel mio studio a pezzi. Sa che non sarà una battaglia semplice, che dovrà vedersela con la fiducia della moglie, con la voglia di sostanza che lo attanaglia, ma sente che dentro di sé sta maturando una motivazione che non ha mai avuto.
Lavoro da più di dieci anni nel mondo delle dipendenze patologiche, e credo che solo attraverso una motivazione forte sia possibile uscire veramente dal consumo di sostanze. In questi tre mesi ho visto morire di eroina alcune persone, ho gestito ricadute con la cocaina di alcuni pazienti, affrontato la ricaduta di ex alcolisti che non bevevano da almeno cinque anni. Quando si è entrati nel circuito vizioso di uso di sostanze, alcol o gioco, non si può mai abbassare la guardia. Ne va della propria vita.
La dipendenza è come un serpente che si attorciglia e ti stringe, soffocando lentamente la capacità di respirare. Solamente credendoci veramente, mettendosi a nudo ed in gioco è possibile uscirne. Normalmente i miei percorsi di psicoterapia strategica riescono ad aiutare i pazienti a superare un momento di grande difficoltà con la dipendenza; in altre situazioni la psicoterapia è utile per preparare a programmi di comunità più strutturati oppure ad entrare in contatto con il Servizio per le Dipendenze, presso il quale si può essere presi in cura anche dal punto di vista medico e sociale.
Categorie: Dipendenze
Tag: dipendenza da cocaina, dipendenza da droghe, dipendenze, storie di dipendenza, Terapia Breve Strategica
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