Nel terzo incontro di formazione del corso di “gestione della rabbia“, condotto in collaborazione con la laureanda Giulia Carozzi, ci siamo focalizzati sull’importanza delle diverse modalità di comunicazione e di interazione che avvengono tra gli individui. Queste infatti vengono messe in atto non solo in tutti i tipi di relazione e comunicazione umane, ma anche durante uno scambio acceso di rabbia o di un conflitto.
Prima di approfondire il terzo incontro di formazione, leggi il primo ed il secondo ai seguenti link:
“Gestione della rabbia”: un intervento di formazione per gruppi di lavoro
Secondo incontro del corso di “Gestione della Rabbia”.
Come ci insegna Paul Watzlawick nella sua famosa opera “Pragmatica della Comunicazione Umana”, le interazioni possono avvenire su due livelli: simmetrico o complementare. Il primo richiede che le persone coinvolte siano sullo stello livello, che vi sia un’uguaglianza nella relazione e nello scambio comunicativo. Questo tipo di relazione può essere sano se le due persone coinvolte riescono a posizionarsi allo stesso livello in modo costruttivo e adeguato al contesto, ma diventa disfunzionale nel momento in cui uno dei due interlocutori rifiuta questa simmetria, e cerca di porsi “al di sopra” dell’altro. Questo avviene spesso nelle discussioni, l’uno squalifica l’altro, e fomentando questa modalità si arriva ad un’escalation di rabbia che genera un vero e proprio conflitto.
La relazione complementare, invece, richiede che il comportamento di uno si ponga in posizione complementare e opposta all’altro, come due frecce che hanno direzione opposte, una che punta verso l’alto e una che punta verso il basso. Questo tipo di interazioni possono essere efficaci nel momento in cui vi è un’autorità da riconoscere, ovvero il ruolo di uno degli interlocutori, in quel contesto, è di natura superiore all’altro. Un esempio classico può essere quello del genitore che sgrida il figlio. Oppure può succedere che uno dei due soggetti coinvolti cerchi di evitare la simmetria per sfuggire allo scontro, un individuo che riesce a gestire in modo funzionale la discussione si può permettere di porsi in una posizione di inferiorità, che è solo apparente. Questo di fatto gli consente di non cadere nella trappola di un circolo vizioso che porterebbe ad un conflitto.
Proprio per stimolare l’importanza e la complessità delle relazioni e interazioni umane, vengono proposte alcune attività pratiche. Essere in relazione con gli altri è fondamentale, e lo è anche nella gestione della rabbia. Le altre persone infatti possono avere delle caratteristiche caratteriali complementari alle nostre e potrebbero esserci utili per farci calmare o ragionare quando le emozioni prendono il sopravvento. Questo non avviene solo nelle relazioni a due, ma anche all’interno di un gruppo. Un gruppo può essere funzionale ad evitare i conflitti se questo riesce a funzionare in modo adattivo e in sinergia. Ogni partecipante ha quindi a disposizione un pentagono, questo rappresenta se stesso, come una cellula. Sui lati ognuno scrive degli aggettivi che lo descrivono, sia in modo positivo, sia negativo che siano connessi alla rabbia. Ad esempio una persona può essere sensibile e riflessiva, ma essere permalosa ed irritarsi facilmente. Si cerca poi con il gruppo di costruire un organismo funzionante con l’aiuto di ogni singola “cellula”, le caratteristiche positive di ognuno saranno infatti complementari con le caratteristiche negative di qualcun altro e questo può aiutare a creare un clima disteso smorzando i conflitti e gli attacchi di rabbia.
Infine abbiamo proposto al gruppo di mettersi in gioco attraverso il role playing, ognuno propone una situazione in cui ha provato rabbia e scelta una di questa viene recitata. Questa tecnica infatti permette di riproporre degli schemi disfunzionali che vengono messi in atto dalle persone coinvolte e attraverso questa recita si possono analizzare questi aspetti e incrementarne la consapevolezza. Attraverso poi il “role playing invertito”, i partecipanti si scambiano le parti e cercano di vestire i panni di chi li ha fatti arrabbiare. Mettersi nel ruolo dell’altro permette di vedere la situazione da una prospettiva opposta, consente di capire quali modalità potevano essere messe in atto in modo differente per gestire la situazione nel migliore dei modi.
Senti di avere un problema con la rabbia che non riesci ad affrontare? Perdi il controllo facilmente e non sai cosa fare? Chiamami in privato e senza impegno al 340.41.90.915 per avere maggiori informazioni.
Categorie: Crescita Personale, Gestione delle emozioni
Tag: coaching strategico, emozioni, gestione della rabbia
Torna al blog